I porcini? Non solo per il risotto!

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I porcini? Non solo per il risotto!

Le pelli originate da funghi pagano dazio all’inflazione e segnano il passo. Per ora…

I tempi non sono ancora maturi per l’ingresso trionfale di pelli vegane o di origine vegetale nel mondo dell’abbigliamento. Ma potrebbero diventarlo. Non deve infatti scoraggiare la notizia diramata da Vogue Business del fallimento del materiale Mylo, prodotto dalla startup statunitense Bolt Threads. Ricavato dal micelio dei funghi, Mylo risultava sia alla vista sia al tatto molto affine alla pelle di origine animale e aveva subito richiamato l’interesse di brand come Adidas, Hermès e Stella McCartney.

 

Tutta colpa dell’inflazione galoppante e del calo degli investimenti, stando a quanto ha dichiarato Dan Widmaier, ceo di Mylo. Oltre che sui costi si dovrà poi lavorare ancora sulle prestazioni, inferiori rispetto a quelle della pelle animale. L’idea rimane però nell’aria, lo stesso Widmaier d’altronde ha dichiarato che Mylo è stato solo “messo in pausa” ed è ragionevole pensare che un domani non troppo lontano, in una situazione geopolitica sperabilmente più distesa e di conseguenza in un’economia più stabile, i materiali next-gen si conquisteranno il posto che in un mondo sostenibile dovrebbe spettargli di diritto.

 

In ambito di personalizzazione, quello delle pelli bio-based potrebbe essere “the next big thing” dopo i trend già consolidati degli altri materiali ecologici. Se si è riusciti a lavorare su alghe, canapa, canna da zucchero, amido di mais e carte o legni di riciclo, materiali come Mylo & Co. non spaventano sicuramente quali potenziali futuri supporti di stampa.

 

Mylo, pelle di origine fungina sviluppata da Bolt Threads