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Segni senza impronta

In un mondo sempre più consapevole che non esista un pianeta B, anche gli inchiostri cambiano pelle e si scoprono un anello determinante per l’economia circolare

Linfa che scorre attraverso i refill delle penne analogiche e gli ugelli delle stampanti digitali, l’inchiostro è materiale di consumo per antonomasia. E come tale costituisce un banco di prova di primaria importanza per la doppia sfida dell’innovazione e del rispetto per l’ambiente.


Una sfida raccolta da Mimaki, che produce in-house i propri inchiostri a pigmento, sublimatici, Dtf e Uv, naturalmente con un occhio particolare all’ecosostenibilità. A tal punto da aver sviluppato anche il procedimento Neo-Chromato per rimuovere gli inchiostri, sbiancando completamente i tessuti stampati a sublimazione su poliestere e rendendoli pronti per essere ristampati fino a 20 volte. Una soluzione che favorisce il riutilizzo di un ventaglio amplissimo di articoli, dai capi di vestiario alle bandiere, banner e grafiche per il soft signage.


In tema di economia circolare, meritevole di riflessione è anche l’approccio dell’azienda Pavlin di Lubiana (distribuita dalla connazionale Partner Aktiv), che in Slovenia e Croazia ha messo a punto un sistema per ricostruire o meglio riassemblare i toner esauriti, dilazionando notevolmente il fine vita di quelle componenti. Analogamente, nell'ambito inkjet Pavlin ha istituito con il servizio Maxprint24 un noleggio di stampanti multifunzione convertite mediante il sistema Cis, che consente di ospitare un serbatoio d'inchiostro in grado di far fronte a lunghissime code di stampa a colori, con una significativa ricaduta in termini di risparmio economico. Il tutto con qualità di materiali e servizi certificati Iso 9001, Iso 14001 e Ohsas 45001.


Oltre a essere un fattore importante per il goodwill delle aziende, gli inchiostri di oggi sono soggetti a vincoli da parte delle autorità nazionali e sovranazionali più stringenti rispetto al passato.  L’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa), per citare l’esempio che ci riguarda più da vicino, stila e aggiorna di anno in anno la lista delle sostanze fortemente problematiche (Substances of Very High Concern, Svhc), che tutti gli operatori e in particolare quelli del settore food devono osservare alla lettera. Questo ha spinto Unicup, azienda polacca per l’etichettatura di contenitori per alimenti, a scegliere per parte importante dei propri ordinativi gli inchiostri a tecnologia Memjet, che oltre ad asciugare velocemente sono a base d’acqua e certificati come privi di componenti nocive quali il piombo, il mercurio o il cadmio.

 

Le recenti policy riguardanti il piombo hanno spinto anche produttori di strumenti da scrittura come gli svizzeri del Gruppo Pagani Pens non solo ad aggiornare la propria linea di refill Floating Ball alla versione “lead free” e con inchiostri Svhc compliant, ma anche a bandire già da anni il colorante solvent violet 8, di cui le normative tollereranno l’utilizzo fino a metà 2024. Pagani dispone anche di una linea di refill gel (pure essa lead free), riempiti con inchiostro a base d’acqua conforme alla normativa Iso 27668-1. Ma il gel riscontra nella vecchia Europa meno favore rispetto ad altre latitudini.