La portaerei della personalizzazione

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La portaerei della personalizzazione

Formatosi alla dura scuola dell’esigente clientela militare statunitense, Piero La Puca è da una trentina d’anni pioniere in Italia delle tecniche per la customizzazione

Quella di Piero La Puca non è solo la storia di un manager e dei suoi brand, ma anche quella di un capitolo cruciale nell’evoluzione delle tecniche di stampa. Dove a far da sfondo non sono solo laboratori, negozi e fiere, ma addirittura la portaerei Nimitz. L’imprenditore campano ha infatti iniziato ancora adolescente a farsi le ossa nel settore, iniziando a vendere negli anni 80 t-shirt personalizzate in serigrafia e ricamo ai soldati americani che stazionavano in Italia oppure transitavano nel Mediterraneo a bordo delle navi militari a stelle strisce. Hot stuff, ci vuole roba che scotta per impressionare tipi del genere; infatti è proprio così che La Puca deciderà di lì a pochi anni di chiamare il suo primo brand, sfruttando appieno le proprietà del trasferimento a caldo.

 

Simili circostanze lo mettono in contatto con le più avanzate tecnologie d’oltreoceano; all’inizio degli anni 90 ritroviamo così La Puca importante cliente di Hanes e di Fruit of the Loom, giganti della maglieria dell’epoca. La serigrafia con i suoi tempi e i suoi minimi di produzione iniziava tuttavia a stargli stretta: proprio allora La Puca scopre che negli Usa erano attive aziende produttrici di transfer serigrafici, ovvero decalcomanie che si potevano applicare tramite una pressa in una manciata di secondi, con un risultato qualitativo straordinario rispetto agli standard di allora. È il punto di svolta: siamo nel 1993 quando La Puca porta in Italia questa tecnologia: “Ho introdotto nel nostro paese la possibilità di applicare per dieci secondi un fogliettino già pronto su maglietta mediante pressa a caldo, ottenendo da esso una stampa tridimensionale, rigonfiante, con effetti che la serigrafia dell’epoca non era in grado di raggiungere”.
Contestualmente nasceva anche il brand T-Shirt Makers, con l’apertura in tutta Italia di oltre 20 negozi in franchising, dove era possibile crearsi sul momento la propria maglietta o felpa personalizzata.

 

La macchina messa in moto da La Puca è molto grande, più grande di lui stesso, delle sue capacità imprenditoriali dell’epoca e dei suoi fondi: egli decide così dopo qualche tempo di rivolgersi alla distribuzione. Siamo a fine anni 90-inizio del nuovo millennio, quando si verifica la nuova, grande disruption: lo sviluppo della stampa sublimatica su oggetti con l’ausilio anche di piccole stampanti desktop modificate, parallelo al cambio di paradigma analogico-digitale in fotografia, rende infatti ora possibile l’applicazione di un’immagine su una gamma molto più ampia di prodotti, un pezzo alla volta. La Puca è nuovamente pioniere di questa nuova tecnologia alle nostre latitudini: “La sublimazione ha dischiuso al mondo della personalizzazione, fino ad allora confinato dentro le due dimensioni, una nuova galassia: quella del 3d e, insieme a essa, una notevole varietà di materiali e oggetti, dalle mug ai portachiavi in metallo ecc.”.
Il resto è storia recente, con T-Shirt Makers e, a partire dall’ultimo biennio, il nuovo brand Customate (“l’amico della personalizzazione”) a farsi interpreti virtuosistici di tecnologie d’avanguardia come il Dtg - Direct to Garment, il Dtf – Direct to Film e il Dtv Uv, che Piero La Puca considera la “next big thing” all’orizzonte: “Il Dtf Uv aprirà a un mercato di utilizzatori che si decorano da sé i loro prodotti, senza più l’esigenza di decorare in laboratorio, avvalendosi di adesivi scontornati 3d di nuova generazione e ad altissima resistenza.”

 

È superfluo dire che in un contesto sensibile non solo ai prezzi, ma anche e forse soprattutto alla specializzazione, il team di La Puca, basato a Pozzuoli e forte di 18 persone, ha gioco relativamente facile a ritagliarsi quote di mercato: “Vendiamo macchine e facciamo assistenza postvendita, selezione e test delle tecnologie nel nostro laboratorio che funge da service ai rivenditori”, spiega il ceo, che puntualizza: “Se quindi un rivenditore vuole iniziare una nuova tecnologia ma non è sicuro, gli offriamo la possibilità di provare a produrre piccoli quantitativi veloci, per capire se quella tecnologia possa avere mercato per lui”.

 

Un assaggio di futuro, insomma. Come a bordo della Nimitz...