L’importanza della prestampa

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Scenari

L’importanza della prestampa

Dalla storica figura del montaggista ai moderni software di lavorazione. È utile non dimenticare quanto fosse indispensabile questo ruolo e come la creazione dei file e la loro impaginazione siano sempre delle procedure cruciali

di Angelo Barzaghi, fondatore e docente dell’Accademia Serigrafica

 

Una figura fondamentale nella stampa industriale storica, si tratti di litografica, di offset o di serigrafica, è sempre stata quella del montaggista: un ruolo cruciale nel processo di creazione delle matrici di stampa, sia per le lastre sia per i telai serigrafici.

La realizzazione delle pellicole, la loro composizione e il montaggio sono sempre state il punto nevralgico di tutta la produzione: una semplice scritta da stampare in serigrafia, un colore su un’intestazione di calendario o un impaginato di una rivista in quadricromia… giusto per fare qualche esempio. La pellicola e, di conseguenza, la matrice sono il cuore di ogni esecuzione grafica in stampa. Anche oggi, che il mondo digitale ha sostituito in parte molte delle procedure, la fase di creazione dei file e la loro impaginazione sono passaggi essenziali, addirittura determinanti.

 

Compiti diversificati

La prestampa è, quindi, tutto il processo che anticipa la fase di riproduzione dei dati su supporto finale. Parlare di prestampa, oggi, ha un significato completamente diverso da quello che era nel passato ma, alla fine, i procedimenti sono grossomodo gli stessi. La sola differenza sta nei passaggi e nei tempi di esecuzione.

Il montaggista, in sostanza, assolveva il compito, attualmente gestito dai software digitali, di costruire la struttura grafica di un impaginato, a prescindere che fosse destinato alla stampa offset, alla litografica, alla serigrafica o alla flessografica.

 

Passaggi fondamentali

Il compito non era solamente quello di montare (da qui il nome montaggista) più pellicole su un’unica pagina - perfettamente allineate le une alle altre e sistemate in modo tale che non ci fossero problemi di costruzione e impaginazione - ma anche di verificare e correggere errori di battitura, difetti di riproduzione (si lavorava in camera oscura e un granello di polvere su un ingrandimento poteva creare disastri) e assicurare un regolare passaggio tra negativo e positivo; in più avevano la responsabilità, appunto, del montaggio e la messa a registro di più pagine tra loro, pagine che, spesso, davano origine in stampa a quadricromie a volte anche complesse.

Il metodo era di impaginare più pezzi grafici (disegni, foto, testi) incollandoli a un foglio trasparente di base (lucido di montaggio) utilizzando nastri adesivi specifici, passare il tutto in camera oscura per un tipo finale in scala 1:1 e, dopo un attento controllo, giungere al positivo finale. Quest’ultima procedura, negli anni, è stata sostituita dalle pellicole autopositive, cioè pellicole che non necessitano del passaggio intermedio al negativo.

 

I limiti dei tempi moderni…

Nei tempi moderni, di frequente, si sottovaluta l’importanza di una buona prestampa, affidandosi spesso a operatori non professionisti e (molte volte) improvvisati. In più, l’ausilio di software sempre più potenti, “autonomi” e in grado di “eseguire tutto da soli” ha fatto il resto.

Per chi invece è un “diversamente giovane” di questo settore, l’esperienza maturata vicino a personaggi come l’ormai (ahimè) sparito montaggista ha lasciato non solo un po’ di nostalgia, ma anche una sicura consapevolezza: se si vuole lavorare in modo serio e professionale, è importante imparare da chi ha saputo creare cose grandiose con mezzi semplici.